Yo Te Canto Poeta
“Yo te canto Poeta” avrebbe potuto avere come titolo anche
“Mascia nel paese delle meraviglie”. Così come nell’opera di Lewis
Carroll la protagonista si addentra in un mondo fatto di personaggi, poemi,
proverbi e piccole storie; solo che, a differenza di quanto avviene nel
racconto, i personaggi incontrati da Mascia non sono frutto di fantasia, ma sono
quattro grandi poeti del ‘900 e le storie sono i loro poemi, il loro pensiero i
loro messaggi di civiltà e amore, mentre il fatto meraviglioso sta nel modo come
il tutto ci viene presentato: una magico mondo fatto di suoni, musica e
parole.L’atmosfera, a momenti irreale, è data dalla originale scelta musicale di
Alessandro Nidi: niente strumenti melodici, solo percussioni. Marimba, xilofono,
vibrafono, campanelli, tamburi, piatti, timbales, congas, bongos…. Tre musicisti
alternano bacchette, spazzole, mani che colpiscono, battono, accarezzano creando
un mondo sonoro che riveste le parole restituendoci i poemi originali con una
luce totalmente nuova. Mascia, con la sua straordinaria presenza ci parla, ci
racconta, ci canta (e c’incanta) avvolta da questi suoni, una sorta di magia che
fa dello spettacolo in se, nel suo insieme, un nuovo poema.
Il primo incontro è con Alfonsina Storni, giornalista e
poeta, morta suicida in Argentina, nel 1932. Autrice di poesie sul tema
dell’amore e dei diritti alle donne, alla quale fu dedicata la struggente “Alfonsina
y el mar” che apre lo spettacolo. Segue poi una raffica di aforismi e
pensieri di Antonio Machado “el caminante”, il più letto e ammirato poeta
spagnolo del ‘900. Filosofo, intellettuale capace di scrivere poemi
politicamente impegnati durante la Guerra Civil, scrivere una divertente
poesia alle insignificanti mosche, “Las moscas”, ed in grado di
lasciarci una perla di saggezza con “Cantares”. Arriva poi la voce
registrata del cileno Pablo Neruda che ci chiede permesso per entrare nella
nostra “casa” e fare due chiacchiere con noi. Il canto al poeta avviene con
ritmi e atmosfere sudamericane che accompagnano “A callarse”, “Tonada
a Manuel Rodriguez”, “El monte y el rio” etc. Lo spettacolo si chiude
cantando ad un poeta uruguaiano contemporaneo, Mario Benedetti, “poeta del
amor y del cuotidiano”. Infine Mascia recita e canta il suo delicato poema “A
sinistra del rovere”; innamorandoci poi con la romantica “Te Quiero”.
Dopo la divertente “Yo soy la segretaria ideal”, Mario Benedetti ci
congeda con “Il Padrenostro Latinoamericano” un invito alla concretezza,
un appello a mo’ di preghiera, una denuncia per le sofferenze di un popolo che
ha sofferto e soffre per tante ingiustizie con la speranza che qualcosa potrà
cambiare.
Uno
spettacolo delicato, coinvolgente, per dirlo con le parole del pittore Luca
Alinari (che ne illustra il pieghevole di presentazione) “una poesia fatta di
poesie”.
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